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Marc Toulouse

Marc Toulouse è la persona che traeva maggior beneficio dalla morte del proprio socio. Avrebbe acquisito il 60% della società appartenente a Cary; questa quota, con i nuovi vitigni, sarebbe stata ben più che remunerativa.

Questo, ovviamente, se Cary fosse stato dichiarato morto.

Avete paragonato la scrittura dell’appunto sulla scrivania di Cary con la lettera scritta da Marc al comitato francese? Se l’avete fatto, avrete senz’altro notato che sebbene la nota fosse scritta in modo da simulare la grafia di Cary, alcune lettere (es. la C, la M…) erano esattamente le stesse della lettera di Marc, e diverse da come scritte da Cary nella lettera a Sandi, e sul post-it sulla ricetta. E l’unica ragione per cui qualcuno avrebbe potuto scrivere quella nota di “addio” era l’essere colpevole della scomparsa di Cary, o meglio, della sua morte.

Ci sono piccoli indizi sparsi. Come quando Marc dichiara di aver scoperto della scomparsa di Cary lunedì, quando la polizia è venuta a casa sua; eppure, Marsha l’aveva chiamato quel sabato per chiedergli se avesse notizie di Cary. Poi, c’è un terzo paio di impronte di scarpe, nella cantina nascosta, che non appartengono né a Cary, né a Sandi. Erano forse di Marc? Certamente; in quanto socio, Marc era stato più e più volte nella cantina nascosta sotto l’ufficio di Cary.

E poi c’è l’alibi. Così dettagliato. Forse avrebbe fatto meglio a tenere la bocca chiusa.

Anzitutto, ha dichiarato di essere stato al telefono tra le 20:30 e le 21:00, “più o meno all’ora in cui fu ucciso Cary”. Ma Cary era sparito alle cinque del pomeriggio, e l’ora della sua morte non era mai stata dichiarata pubblicamente, né menzionata su alcun giornale. Come faceva Marc a sapere a che ora fosse morto?

In secondo luogo, Marc si è dilungato molto nello spiegare la differenza di otto ore invece di nove fra la California e la Francia. Questo perché in Europa, Francia inclusa, era già stato fatto il passaggio all’ora legale, mentre negli Stati Uniti questo sarebbe avvenuto solo la domenica successiva. Questo è vero, e in effetti c’era una differenza di otto ore invece di nove, quel giorno. Peccato che fosse nel senso opposto. In Francia, dunque, non erano le 12:30 come dichiarato da Marc, ma le 04:30 del mattino. Molto difficile fissare una telefonata di lavoro a quell’ora.

Non sapremo mai se l’uccisione di Cary sia stata dettata da un momento di rabbia o se sia stata un’opportunità – non crediamo che lo sappia nemmeno lo stesso Marc. Non crediamo che ci fosse premeditazione; se così fosse stato, Marc avrebbe fatto più attenzione a piccoli dettagli come la nota sulla scrivania di Cary.

Messo alle strette, Marc Toulouse ha ammesso che a volte lui e Cary si incontravano nella cantina segreta. Era una delle fisse di Cary, a sua detta. E se avessero iniziato a litigare, le loro urla non si sarebbero sentite al di fuori. Marc ha confessato di non sapere cosa l’abbia spinto ad afferrare la bottiglia e a colpire il suo socio in testa, ma ha anche ammesso di non aver mai avuto intenzione di ucciderlo. Una volta resosi conto che Cary era morto, ha anche capito che il corpo poteva rimanere lì dov’era, e che nessuno l’avrebbe trovato. Chiaramente, in quel momento non aveva pensato all’amante di Cary. In ogni caso, doveva comunque disfarsi della macchina. L’ha quindi messa in moto, guidata fino al Vichy Lake e spinta giù. È poi tornato a piedi al parcheggio e, presa la propria macchina, è rincasato.

 

COLPEVOLE

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